Le monete di Atri sono tra le più antiche nella storia della nostra penisola, a testimonianza della grande sovranità ed autonomia che distingueva l’antica Hatria.

La collocazione temporale è particolarmente discussa; certo è, però, che appartengano ad un periodo posteriore al quarto secolo a.C.. La diffusione ci è testimoniata dal ritrovamento in diversi luoghi della penisola.

Il sistema era caratterizzato dall’Asse, raffigurante la testa del Dio Adranus, mentre sul retro un cane accovacciato (peso gr. 430-350); il Semiasse, raffigurante sul fronte il volto di una donna con una sporgenza di conchiglia, mentre sul retro Pegaso (gr. 230-150); il Triente, raffigurante un profilo di giovane da un lato, mentre dall’altro un vaso (gr. 190- -130); in Quadrante, con un delfino ed un pesce (gr. 120-70); Sestante, con una gallina e due uova (Plinio lodò più volte la bellezza e la fecondità delle galline atriane) e una scarpa (gr. 70-35); l’Oncia, raffigurate rispettivamente un’ancora e un obolo (gr. 57-16); la Semioncia, con due simboli, il primo AS, il secondo H (gr. 25-23).

Atri fu l’unica città dell’Adriatico a battere moneta prima di Roma. L’avanzata civiltà e il peso maggiore rispetto alle altre monete ne testimoniano l’antichità.

Attualmente le monete atriane sono conservate in Atri, Roma, Berlino, Vienna e Londra.

monete