L’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” è la prima area marina protetta abruzzese e del medio Adriatico, istituita ufficialmente il 7 aprile 2010 con la pubblicazione della legge istitutiva sulla Gazzetta Ufficiale. Essa è situata fra i comuni di Silvi e Pineto, in provincia di Teramo, e comprende una fascia costiera di circa 7 km, tra la foce del torrente Calvano a Pineto e Piazza dei Pini a Silvi.

Storia
La storia della zona dov’è situata l’area protetta non è molto nota, ma è molto interessante. In quest’area infatti sorgeva l’antico porto del Cerrano, ossia il porto della città collinare di Atri, un porto di origini romane molto importante per il commercio marittimo dell’Abruzzo. Fu distrutto dalla repubblica di Venezia insieme a quasi tutti i porti adriatici.

Una rinascita ci fu con Carlo V, che decise di costruire un efficiente sistema di protezione dalle invasioni saracene sulle coste del regno, costituito da torri di avvistamento visibili l’una dall’altra, in modo di poter comunicare velocemente. L’area dell’antico porto venne scelta come luogo dove edificare una delle torri di avvistamento: la Torre del Cerrano. Questa Torre è da oltre 500 anni il simbolo di Silvi e Pineto e ha dato il proprio nome all’Area Marina Protetta.

La storia dell’area protetta risale invece agli anni novanta – anni duemila. Nel febbraio 2008 è stato costituito il Consorzio di gestione dell’Area marina protetta Torre del Cerrano, atto propedeutico all’emissione del Decreto Ministeriale istitutivo del parco marino. L’iter era iniziato nel 1997 quando il “Parco marino Torre di Cerrano” fu inserito nella legge 334. Dopo molti anni, grazie al costante impegno da parte delle amministrazioni locali e soprattutto con il coinvolgimento di associazioni e portatori di interesse, il 7 aprile 2010 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il Decreto del Ministero Ambiente e Tutela Territorio Mare del 21 ottobre 2009, istitutivo dell’Area marina protetta Torre del Cerrano.

Territorio
L’area protetta si estende per 3.431 ettari (a cui sommare un ettaro di costa) suddivisi in 3 zone di protezione:

  • Zona B: la zona B è un quadrato che comprende il tratto di mare davanti la Torre del Cerrano ed è la zona con più restrizioni dell’A.M.P.;

  • Zona C: la zona C tutela tutta la fascia di spiaggia e arriva fino a 2 km dalla costa;

  • Zona D: la zona D è la più vasta e ha la forma di un trapezio; Essa comprende una fascia che arriva fino alle 3 miglia nautiche e all’interno della stessa si trovano le oasi di ripopolamento ittico della Provincia di Teramo.

La riserva tutela un tratto di mare unico in Abruzzo, perché è uno dei pochi rimasti dove si può trovare un ambiente dunale pressoché intatto e nel contempo si possono ammirare i resti sommersi di estremo interesse archeologico e naturalistico dell’antico porto di Atri che si trovano a pochi chilometri dalla costa.

Flora
L’area dunale presenta una vegetazione psammofila: sono presenti il giglio di mare (Pancratium maritimum), il verbasco del Gargano (Verbascum niveum subsp. garganicum), la soldanella marittima (Calystegia soldanella) e l’euforbia delle spiagge (Euphorbia peplis).

La pineta è caratterizzata da pino da pinoli (Pinus pinea) e pino d’Aleppo (Pinus halepensis), è inoltre presente il raro zafferanetto delle spiagge (Romulea rollii).

Fauna
L’ambiente dunale dell’ A.M.P. è caratterizzata dalla presenza del fratino (Charadrius alexandrinus), che arriva in primavera in questi luoghi per nidificare, per poi ripartire in autunno. L’ambiente marino è invece popolato dalla vongola comune, da saraghi, spigole e soprattutto dal raro mollusco gasteropode Trivia adriatica.

L’Antico Porto di Atri
All’interno dell’Area Marina Protetta, ormai immerso a circa 4/6 metri, troviamo l’Antico Porto di Atri.

Nel 1251 la guelfa Atri ricevette dal Cardinale Pietro Capocci, tra gli altri privilegi, quello di costruire un porto; concessione confermata nel 1255 da Papa Alessandro IV con l’indicazione in Penna Cerrani (sulla Punta del Cerrano).

Durante il regno di Carlo II d’Angiò appare per la prima volta una “vecchia torre” in Penna Cerrani la cui ricostruzione, con una disposizione del 1287, reiterata nel 1293 e 1294, viene posta a carico anche degli abitanti di Silvi e Montepagano, che avrebbero poi tratto beneficio dalla possibilità di ricoverare le navi e di commerciare; analoghi ordini furono emessi nel 1310 e nel 1352.

Nel 1303 fu terminata la Cattedrale di Atri, costruita con grandi blocchi di pietra d’Istria che verosimilmente passarono per il nuovo porto di Cerrano.

In premio della fedeltà dimostrata durante l’invasione di Luigi I d’Ungheria (1347-1352), la regina Giovanna e il re Luigi di Taranto concessero alla città una parte della gabella regia sul porto.

Nel 1363 la regina Giovanna diede facoltà ai teramani di servirsi del porto di Cerrano a discapito di quello di San Flaviano (Giulianova), i cui abitanti si erano lamentati temendo di essere danneggiati da accordi stretti tra l’Università di Teramo e quella di Atri.

Nel 1388 gli introiti del porto furono destinati al suo restauro per volere del re Ladislao di Durazzo e della regina madre e reggente Margherita di Durazzo; analoghi provvedimenti furono presi più volte nel tempo, allo scopo di mantenere il porto in efficienza; nel1419 fu rinnovata ad Atri l’autorizzazione a riscuotere un pedaggio destinato anche alla custodia del Castello e Porto di Cerrano.

Il porto di Cerrano fu incendiato e devastato nel 1447 da una potente flotta comandata da Andrea Loredan inviata dalla Repubblica di Venezia, in guerra con Alfonso d’Aragona, per distruggere i porti dell’Adriatico. Notizie sulle strutture del porto e sui danni da queste subite ci sono giunte per mezzo di un contratto di locazione del 1450, dal quale apprendiamo che sulla “punta di Cerrano” vi era la casa de lo Palaczo che sta sopra de lo porto dotata di una grande stalla (si tratta di una taverna oggetto dell’affitto), e che furono bruciate due case con accanto una torre di difesa le cui mura subirono gravi danni come pure vari magazzini e pertinenze.

Gli atriani non riuscirono a ripristinare il porto nonostante un sussidio da Ferdinando I di Napoli di 300 ducati annui, infatti nel 1468 chiesero al re il permesso di farne uno nuovo in un’altra posizione.

Nel 1481 il porto è elencato tra i possedimenti ereditati da Andrea Matteo III Acquaviva ma alla fine del secolo non rimaneva molto,

Il porto di Cerrano ormai non era più utilizzabile dalle navi, così il 14 settembre 1513 il procuratore dell’Università Bartolomeo di Cola Sorricchio lo cedette, insieme ai diritti esclusivi di pesca ed approdo, ad una società formata da quattro persone; questo è l’ultimo documento ove si cita il porto di Cerrano.

Nel 1516 il Comune di Atri decise di abbandonare definitivamente il diroccato e rinterrato porto di Cerrano per costruire un approdo più piccolo presso la marina di Calvano e, il 9 novembre 1518, acquistò «una mezza tomolata di terreno in contrada Calvano vicino al lido del mare per il prezzo di ducati sedici a ragione di carlini undici per ogni ducato»Calvano, ancorché dotato di osteria, albergo per il riposo dei viandanti e di una grande stalla, non fu mai un porto vero e proprio ma rimase un modesto approdo per i barconi che facevano la spola lungo la costa o si spingevano fino all’altra sponda dell’adriatico.

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